IL COVID-19 CI INTERROGA ANCORA
C’ eravamo illusi che la pandemia sarebbe passata presto
E’ realtà : siamo ancora in piena pandemia. Passata l’estate ci eravamo illusi che la terribile esperienza che avevamo appena passato fosse ormai alle nostre spalle, ma non è stato così. Siamo ancora qui a convivere con questo minuscolo ma terribile virus e con tutte le sue varianti e sfaccettature. E dobbiamo amaramente constatare come non si sia mai parlato prima d’ora così tanto di una cosa che si conosceva pochissimo, per non dire nulla e anche ora si conosce così poco.
Nella prima fase erano i media a sancire l’ efficacia delle terapie
Nella prima fase, del marzo e dell’aprile scorso era un continuo affacciarsi alla ribalta da parte di clinici, di medici, gli opinionisti, di tutti e di più lanciando proclami e sventolando a mo’ di bandiere l’uno e l’altro farmaco, l’una e l’altra arma terapeutica come la panacea di tutti i mali. Dall’idrossiclorochina al Rituximab, all’utilizzo del plasma, quasi ogni giorno qualcuno ne affermava la stupefacente efficacia. Il resto del mondo, l’opinione pubblica ovviamente si chiedevano perché queste strategie terapeutiche non venissero utilizzate su larga scala e da parte di molti venivano lanciate accuse agli organismi regolatori, ai governanti, agli ospedali perché le stesse non venivano applicate in tutti i numerosi pazienti che in quel periodo afferivano agli ospedali.
L’ amara verità delle evidenze scientifiche
Poi piano piano le evidenze scientifiche , qualche studio più serio hanno cominciato sistematicamente a smontare quanto era stato precedentemente proclamato. E le linee guida terapeutiche proposte via via dalle varie società scientifiche hanno progressivamente accantonato, perché privi di prove di reale efficacia, praticamente tutti i farmaci che erano stati prima enfatizzati. Ed è rimasto come efficace ed utilizzabile solamente il vecchio e poco costoso cortisone , che ha dimostrato efficacia , anche se relativamente modesta, nei pazienti più gravi .
Non abbiamo perso il vizio dei proclami
Ma il vizio dei proclami non è stato del tutto perso, perché recentemente vi stata una forte pressione mediatica anche da una certa parte di clinici a favore degli anticorpi monoclonali , farmaci dai nomi impronunciabili come bamlanivamib o casirivimab e molto costosi , anche qui spacciandoli come cura efficacissima e fondamentale. Forse , è proprio il caso di dirlo , non abbiamo perso il vizio di lanciare messaggi fuorvianti. A leggere bene infatti i pochi lavori prodotti con questi farmaci si evince che potrebbero funzionare nel ridurre del 4-5% i ricoveri e quindi la gravità della malattia se somministrati però molto precocemente all’ insorgere dei sintomi. E come può essere possibile decidere chi trattare con questi farmaci se mancano effettivamente chiari indicatori iniziali di come possa evolvere una malattia in fase iniziale che vede oggi la maggior parte dei contagiati decorrere in maniera pressoche oligosintomatica ?
I vaccini unica “ relativa “ certezza
Restano e su questo l’ opinione dei clinici e degli scienziati è finalmente pressochè unanime, solo i vaccini. Certo forse l’ Unione Europea poteva muoversi meglio sul fronte degli accordi con le case farmaceutiche produttrici , ma ora è il momento di darsi una mossa. A partire dal governo e dalle regioni fino a tutti i medici , agli operatori sanitari ed alla opinione pubblica. Ciascuno faccia la sua parte . Basta con proclami , basta con rivendicazioni, basta con allarmismi. Procediamo spediti. I vaccini al momento sono l’ unica arma probabilmente efficace che abbiamo per fermare la pandemia.
Quella eterna illusione del mondo perfetto, del 100%
E basta con sterili polemiche …. Quello è efficace solo al 92% , quell’ altro addirittura al 65% …. Ormai dovremmo averlo imparato. Viviamo in un mondo imperfetto dove il 100% non può esistere , dove la perfezione può essere solo una tendenza, alla quale giustamente ogni uomo può aspirare, ma con la consapevolezza che , come ci ripeteva all’ infinito Sant. Agostino “ Errare humanum est “, l’ errore , la possibilità di sbagliare fa parte di noi. E allora facciamo tesoro di tutti gli errori di comunicazione fatti nel primo periodo COVID , impariamo a soppesare le parole , a mantenere quel giusto spirito critico che è essenziale per il progresso di ogni popolo e di ogni comunità umana. Perché se “ errare humanum est “ “perseverare autem diabolicum” terminava la frase. E in questo momento storico perseverare negli errori lo sarebbe ancora di più.
Giuseppe Chesi